Anticipo di un paio di settimane la ripresa del blog per raccontarvi la vicenda Suntech (la truffa dei bund falsi con cui l’azienda in questi giorni sta facendo i conti) e due anni di “illeciti sotto il sole” che la Puglia (e il suo territorio) ben conoscono.
Di seguito, il mio articolo pubblicato da Chicago Blog, quotidiano online diretto da Oscar Giannino, su una vicenda che nei prossimi mesi farà scalpore, soprattutto a livello internazionale. In gioco, la credibilità dei cinesi nel settore delle rinnovabili e milioni di dollari degli azionisti di minoranza di Suntech (oltre al destino degli impianti realizzati in Puglia di cui ancora molti in attesa di ricevere gli incentivi). Gli italiani, nel frattempo, se ne stanno beatamente in vacanza e sembrano non interessarsi a quanto sta accadendo……
Il Governo di Pechino, invece, corre ai ripari e il Dottor Shi (fondatore e Amministratore Delegato di Suntech) se ne va per lasciare il posto a un manager non cinese, David King. Evidentemente hanno mal digerito la faccenda e non sono disposti a perderci la faccia oltre ai soldi delle proprie banche.
Il sole in Puglia è feroce e, se preso in abbondanza, può fare molto male. Se poi, ad esporsi ai raggi, sono dei cinesi, è ancora più pericoloso: ci si può scottare o, addirittura, rischiare un’insolazione pesante.
Ed è proprio quello che in questi giorni d’estate – mentre migliaia di turisti si sollazzano sotto i raggi pugliesi – sta accadendo alla cinese Suntech, azienda leader mondiale del solare (quotata al Nyse) che nel 2011 ha realizzato circa il 45% del suo fatturato (3,1 miliardi di dollari) nel Vecchio Continente.
Un colosso, fondato nel 2001 da un imprenditore nato cinese, ZhengrongShi (noto come “dr. Shi”), che nel mondo ha installato una potenza complessiva di oltre 5 GW (circa 20 milioni di pannelli) e che oggi sembra essere incappato in una truffa colossale da 554 milioni di euro in falsi titoli di Stato tedeschi.
Palcoscenico della frode, la Puglia, dove Suntech negli ultimi due anni ha costruito decine di megawatt di impianti a terra investendo un fiume di denaro. Denaro arrivato direttamente dalle casse della China Development Bank che, nonostante il fondo di private equity italo cinese Mandarin Capital Partners avesse cercato di dissuaderli, valutò positivamente l’investimento, forte anche dell’appoggio di politici italiani, sia nazionali che locali.
Il deal fu realizzato attraverso il fondo Solar Puglia II controllato all’80% da Global Solar Fund (Gsf), società creata appositamente per investire nel Sud Italia, garantito però da bund tedeschi inesistenti. In una conference call lo scorso 30 luglio il colosso cinese ha accusato il manager del fondo Gsf, lo spagnolo Javier Romero (che ne possiede il 10% e che fino al 2008 ha lavorato per Suntech come rappresentante non esecutivo in Spagna), di aver falsificato le obbligazioni.
“È un imbroglio pazzesco, tutto cucinato in salsa cinese, figlio della superficialità con la quale spesso le aziende cinesi investono in giro per il mondo”, ha dichiarato Alberto Forchielli, presidente di Mandarin Fund, in un’intervista all’AGI dove però non manca un pizzico di italianità. I cinesi in Puglia ci sono arrivati grazie agli accordi siglati nel 2010 tra il Governo Berlusconi e il premier cinese Wen Jiabao, oltre alla successiva compiacenza degli amministratori locali nell’accoglierli e nel concedere autorizzazioni per costruire gli impianti.
Se poi ci mettiamo anche un po’di ingredienti spagnoli (Javier Romero, insieme ad altri è stato accusato dai gip di Brindisi di aver falsamente attestato la conclusione dei lavori entro la fine del 2010 al fine di percepire 10 milioni di euro di incentivi prima del successivo taglio), ecco servito un piatto di tutto rispetto. Un bel minestrone dal sapore amaro per gli azionisti di Suntech che si sono visti ridurre del 40% il valore del titolo e che oggi negli Stati Uniti stanno promuovendo delle class action.
Sapore amaro – che dopo due anni è diventato un tantino acido – anche per gli italiani che hanno pagato fior di incentivi per degli impianti fotovoltaici non “Made in Italy”(i turcinieddhri pugliesi si sono tramutati in involtini primavera grazie a una politica che preferisce attrarre investitori e garantire ritorni interessanti piuttosto che tutelare le eccellenze dei propri territori).
Del resto, gli illeciti legati alla costruzione e all’autorizzazione degli impianti del Global Solar Fund (tra cui Tecnova e altre società satelliti), in Puglia sono cronaca quotidiana. I giornali locali hanno dedicato intere pagine alle indagini della Procura di Brindisi e ai diversi capi di imputazione: truffa a danno dello Stato (spagnoli e italiani frazionavano gli impianti, presentando semplici dichiarazioni di inizio attività, sufficienti per potenza pari o inferiore a un megawatt.), riduzione in schiavitù dei lavoratori (centinaia e centinaia di extracomunitari costretti a lavorare senza sosta per poter ultimare gli impianti e accedere agli ultimi incentivi prima della riduzione avvenuta poi nel 2011), oltre a uno scempio incontrollato del territorio (1500 sono gli ettari di terreno “destinati” alla produzione di energia pulita).
Una vicenda intricata, ancora tutta da chiarire, che potrebbe portare alla nazionalizzazione del colosso cinese (al 31 dicembre scorso era gravato da debiti a breve per 1,3 miliardi di euro). Insomma, per ripianare il buco da 560 milioni la Suntech ora non avrebbe altre alternative che emettere un nuovo bond, sottoscritto interamente dallo Stato cinese.
Se Suntech dovesse essere nazionalizzata o fallire, sorge spontanea, tra le altre, una domanda: che ne sarà di quelle migliaia di pannelli messi a terra (alcuni piantati con dei supporti di cemento così da lasciare un segno indelebile sui terreni di Negramaro) e chi si occuperà di smaltirli?. Al momento la società nega di aver avuto come dipendente Javier Romero e nessuno sa che fine farà il Global Solar Fund. Forse la politica sta già pensando a un Consorzio pubblico – o a delle leggi costruite ad hoc per sanare la situazione – per disfarsi di tutto quel silicio e liberare finalmente il territorio riportandolo a quel luogo incontaminato, raccontato dalle leggende di Ovidio, Nicandro e forse anche Aristotele.
Per ora il caso è solo all’inizio e nei prossimi mesi il Governo cinese si giocherà il tutto e per tutto per salvare la propria reputazione e le proprie scelte in materia di energie rinnovabili. Al varco li aspettano, oltre agli azionisti di minoranza di Suntech, il crollo dei prezzi dei moduli e le iniziative antidumping che gli americani stanno portando avanti da mesi e che gli europei stanno seguendo a ruota.
Nel frattempo si tratterà di capire quanti sono realmente gli impianti alimentati dai raggi pugliesi perché sono comunque una garanzia su cui il produttore cinese può contare.
Il debito deve essere ripianato entro marzo 2013 e i Tribunali americani non aspettano certo che il sole torni a brillare.
Eppur si muove… Il 6 dicembre a Brindisi l’udienza in merito alle indagini della Procura di Brindisi sugli impianti Suntech
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-08-29/incentivi-fotovoltaico-procura-brindisi-174905.shtml?uuid=AbTAsQVG
Riguardo alla storia degli incentivi italiani che pagano i pannelli fotovoltaici cinesi (a loro volta, tra l’altro, prodotti con polysilicon americano) vi invito a leggere questa bella riflessione di qualenergia:
http://qualenergia.it/articoli/20120508-fotovoltaico-noi-finanziamo-la-cina-o-la-cina-finanzia-noi_italian_pv_summit
non è mica detto che all’Italia non convenga questa situazione…
E aggiungiamoci che grazie alla pirateria finanziaria dei cinesi molti posti di lavoro nel neonato settore fotovoltaico produttivo (non i servizi!) sono stati spazzati via.
Ma i colletti bianchi italiani di Suntech non ne sapevano nulla di tutto ciò?
Ah, quanto a sprechi attendo un tuo articolo sullo spreco, ennesimo, di fondi pubblici con la 3sun.
Le aziende che producono con le proprie gambe, e rispettando le regole, ringraziano.
Buongiorno Saverio, io ho lavorato per il fotovoltaico in Puglia, tra l’altro proprio con GSF e compagnia, secondo me è Lei che ha le idee un po confuse. E se mi permette, a me sta un po sulle balle che i soldi delle mie bollette siano andati a finire in gran parte nelle mani di persone che hanno truffato tutti quanti. Si documenti un po anche lei invece di presentarci i soliti luoghi comuni. Settore trainante per la Puglia ? Miliardi di euro in pannelli e prodotti Cinesi sono un settore trainante per la Puglia perche vi hanno lasciato un po di manutenzione ? Suvvia……io c’ero è ho visto una storia diversa da quella che Lei ci sta raccontando…..
Egregia Lucia,
penso che tu abbia quantomeno le idee abbastanza confuse.
Non vi sono italiani coinvolti nella frode (ammesso che venga confermata) e tantomeno pugliesi.
Non è chiaro neppure il tuo collegamento con il made in italy, che nulla ha a che vedere con l’argomento.
Per quanto riguarda gli illeciti penso che tu faccia grande confusione; leggi meglio i giornali soprattutto sulla vicenda Tecnova.
Concludo chiedendoti di approfondire le tue conoscenze sul mercato del fotovoltaico in Puglia in modo che tu possa scoprire che è stato in questi anni settore trainante per la regione portando (e continuando a portare con la manutenzione) tanto lavoro e soldini….
In riferimento allo scempio ti invito a visitare un parco fotovoltaico in modo che tu possa capire meglio che di scempio non si tratta.
grazie
saluti
Egregio Saverio Loiacono,
poichè non La conosco mi chiedevo se Lei è per caso parente di Roberto Loiacono di Tropea?
La ringrazio per le osservazioni ma come Lei saprà un giornalista, oltre a leggere i giornali, deve utilizzare le proprie fonti e quelle in mio possesso illustrano una situazione ben diversa (parlo di sindacati, di foto e persone che sono state lì).
Pertanto La invito a spiegarmi nel dettaglio, quale fonte altrettanto ufficiale, perchè avrei le idee confuse. Sul discorso degli italiani poi La invito a leggere meglio il mio articolo: si parla un di pizzico di italianità esclusivamente politica (oltre che culinaria…) e nessuno ha mai scritto che i bund li avrebbero “confezionati” gli italiani.
Mi pare curioso che questa cosa venga sottolineata in modo così evidente in ben due commenti (peraltro a dieci giorni dall’uscita del mio articolo su Chigago Blog). Sul discorso del Made in Italy poi La rimando a questo altro articolo, http://www.lucianavone.it/gli-schiavi-della-green-economy/ oltre al fatto che gli incentivi pagati (e attualmente ancora in pagamento) sono al 100% italiani.
E su questo, mi pare, sono tutti d’accordo.
Qualche dettaglio in più sul truffone (tutto cinese, gli italiani non c’entrano nulla a quanto pare) ai danni di Suntech: http://goo.gl/fKmQh