“Il signor Godot mi ha detto di dirvi che non verrà questa sera, ma di sicuro domani”. Si può quasi definire una consuetudine quella di un Ministro annunciato che a Solarexpo, la fiera dedicata alle energie rinnovabili che si tiene ogni anno a Verona, poi non si presenta. Secondo la lettera ufficiale inviata al pubblico di Solarexpo, il nuovo sistema di incentivi dedicati al fotovoltaico, dovrebbe andare in discussione durante il Consiglio dei Ministri di domani mattina ma secondo le voci che circolano tra gli operatori, non è neanche in agenda.
A Solarexpo è giunto anche il saluto del Ministro Stefania Prestigiacomo che, ancora,”ha promesso un decreto equilibrato e attento agli investimenti già dati ribadendo il ruolo delle fonti rinnovabili, oggi strategiche per non essere più dipendenti dal petrolio e ricordando che, grazie ai provvedimenti varati negli ultimi anni, l’Italia è passata dall’8% al 17% di produzione di fonti rinnovabili”.
Ma come in Aspettando Godot, non accadde nulla nonostante le promesse fatte. Nella storia di Vladimiro ed Estragone alla fine non arriva nessuno: l’attesa con la A maiuscola, la sintesi di tutte le attese possibili continua.
L’attesa di un rappresentante istituzionale, proprio qui a Verona, sembra una consuetudine da cinque anni a questa parte: nel 2007 Pecoraro Scanio annunciava la prima versione del conto energia. Oggi dovremmo essere alla terza ma l’unica certezza è che gli operatori non hanno più fiducia e chiedono, all’unisono, risposte certe. Un’assenza che, dopo anni, non è forse più solo dovuta agli impegni ma che dimostra il peso dato da questo Governo al settore delle energie pulite.
Che siano, vento, termico, fotovoltaico, biogas, prodotti italiani o altro, l’unica richiesta dagli oltre 15 rappresentanti delle varie associazioni di categoria presenti a Solarexpo è, per una volta, finalmente tutti insieme: “dateci certezze su come dobbiamo andare avanti e su quali basi dobbiamo fare i nostri investimenti”. Godot però non è venuto e la domanda rimane ancora una volta senza risposta.
Quindici e più realtà diverse che si trovano a dover ripartire una direttiva che, come detto da Laura La Posta del Sole 24 Ore, moderatrice dell’incontro: “forse entro il 2020 attuerà tutti i 20 decreti presenti”.
Una torta troppo piccola di cui ognuno vuole una fetta e che, negli anni, è stata comunque troppo golosa per rinunciarvi oggi.
Secondo Evgeny Utkin, esperto di energia intervenuto dal pubblico in sala, il settore delle rinnovabili e gli indirizzi governativi, “sono il paradosso del buon padre di famiglia che ha viziato il bambino pensando, comunque, di fargli del bene. Il problema però è che oggi il bambino non vuole più rinunciare ai suoi privilegi e batte i piedi, si arrabbia, litiga con il fratello e fa sentire la sua voce. I no, si sa, aiutano a crescere in modo maturo e consapevole e l’impressione è che il settore in tutti questi anni sia sì cresciuto ma solo a dismisura, senza consapevolezza piena delle proprie responsabilità, anche verso i consumatori e, del proprio ruolo, verso gli interlocutori istituzionali”.
Alla domanda di Utkin ma ce la farete a sopravvivere con un taglio degli incentivi al 50%, il presidente di Asso Energia Future, Massimo Sapienza, ha risposto: “no, non ce la faremo”.
La seconda domanda di Utkin, a cui non è seguita nessuna risposta, è stata: “dove sono finiti tutti questi soldi?”.
Come può una quasi manovra finanziara –così come ha definito il decreto rinnovabili il vice direttore del Corriere della Sera, Massimo Mucchetti – non consentire la sopravvivenza di un’industria? Qualcuno in sala ha cercato di dare una risposta dicendo che l’anno prossimo, ci saranno il 50% delle presenze e che forse è meglio prendere quello che viene dato oggi, senza alzare troppo la voce.
Vediamo se tra un anno Godot sarà arrivato e quali importanti novità avrà portato con sé. Nel frattempo, speriamo, il bambino avrà acquisito più consapevolezza e maturità.
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